Un paio di anni fa, in occasione dell'uscita dell'ultimo numero de La Rivista dei Libri, dopo essere stato suo assiduo lettore per circa venti anni, pubblicai su Diario Reggino e su Strill.it un sentito "necrologio". Pietro Corsi, docente di Storia della Scienza all'Università di Oxford, suo direttore responsabile e fondatore assieme a Umberto Eco, lo lesse e apprezzò e rispose.
Riporto un significativo brano della lettera. "La ringrazio per il "necrologio"! Non posso dirle quanto il suo scritto ci sia di consolazione in questo momento tutto sommato difficile. Ci sentiamo, tutti noi della piccola redazione, meno inutili e meno soli. Se le dicessi anche solo delle nostre vicende con la sciagurata commissione che eroga i pochi euro per le riviste culturali capirebbe cosa intendo dire. La nostra totale libertà e indipendenza, il mio assoluto non protagonismo, e il non aver mai cercato la complicità delle varie caste in cui si articola l'attività culturale in Italia, ha creato una sorda ostilità nei nostri confronti. Vien proprio da dire che lo schiavo non odia mai il suo padrone quanto odia l'uomo libero".
"Lo schiavo non odia mai il suo padrone quanto odia l'uomo libero". Così Pietro Corsi, quasi a corollario di quanto affermato da Don Chisciotte: la storia dell'uomo e del suo pensiero libero, o la storia tout court, raccolta in una frase buttata lì, senza alcuna ricerca di effetto scenico, in una lettera informale. Una frase che conclude l'amara riflessione sul peso che l'uomo libero si strascina sulle spalle, quello della libertà di espressione, fonte di invidie e inimicizie, di frustrazioni e dolenti epifanie.
La "sorda ostilità" che percepiva Pietro Corsi nei suoi confronti è quella che, mutatis mutandis, avverte il cittadino reggino libero che sogna una città libera: dalla politica di basso profilo, dalla cattiva amministrazione, dai "do ut des", dall'imprenditoria parassita, dalla cultura asservita, dalla chiesa curiale e falsa, dal sindacato prono e servile, dalle mamme che sognano un futuro di escort per le proprie figlie, dai padri imbelli e teledipendenti, da junk food e bambini obesi, dai professionisti del volontariato, dai consultori inaffidabili, dalla sanità deviata e, last but not least, dai vari "modelli".
Non ci si deve illudere: la maggioranza dei reggini, quella che ha servilmente puntato al gioco elettorale sui candidati di destra e sinistra culturalmente e professionalmente inconsistenti oltre che eticamente discutibili, ci sguazza nelle situazioni che l'élite libera combatte e, rinunciataria e schiava, non odierà mai il politico corrotto, da cui spera di ottenere qualcosa, bensì chi spariglia le carte denunciandone corruzione e miseria morale.