Lunedì, 10 Settembre 2012 10:38

SCOPELLITI, LOIERO E LA GOLETTA GRIGIA

Gli anni passano per tutti anche per Goletta Verde che, angustiata da problemi economici e disagiata anche per l'ultima clamorosa scivolata, arranca nel mantenere un'immagine specchiata e diviene sempre più Goletta Grigia. All'inizio si era calorosamente salutata un'iniziativa carica di speranze o, come poi si è visto, illusioni. Ma trent'anni sono tanti e i costi per mantenere in vita, attiva e dinamica, l'organizzazione non sono pochi: è stato necessario, vogliamo credere obtorto collo, accettare contributi e così cominciare a doversi districare tra problemi etici che all'inizio probabilmente non erano stati preventivati.

 All'uopo è illuminante l'esempio che mi accingo a porre: anche se si riferisce ad ambiti ed esperienze diverse, è in buona sostanza ottimamente utilizzabile.

Sul finire degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, guarda caso proprio il periodo in cui goletta verde faceva sentire i suoi primi vagiti, sono stato testimone - e in parte anche minima protagonista - di una vera e propria rivoluzione culturale che avrebbe cambiato il corso della pediatria italiana. In un ambiente culturalmente asfittico e soggiogato dalle baronie universitarie e ospedaliere, il rivolgimento partì dall'ospedale e clinica universitaria pediatrica Garofalo Burlo di Trieste, diretta da Franco Panizon, cui deve tantissimo la moderna pediatria di base italiana. La neonata Associazione Culturale Pediatri, costituita per la prevalenza pediatri di base, divenne in pochi anni un punto di riferimento certo, e soprattutto libero e indipendente, scalzando la corazzata SIP (Società Italiana di Pediatria) che fino ad allora aveva rappresentato l'unica voce ufficiale pediatrica italiana. Si crearono tre poli dove ogni anno si effettuavano congressi e corsi, tutti rigorosamente autofinanziati e liberi da qualsivoglia condizionamento da parte delle ditte farmaceutiche o produttrici di prodotti alimentari per l'infanzia : oltre a Trieste, ci fu Perugia e, nel Meridione, Catanzaro con l'ospedale di Soverato, al cui primario di pediatria Pasquale Alcaro siamo tutti debitori.

Fu un periodo entusiasmante, di vera e propria liberazione: dai condizionamenti prescrittivi, dai congressi sponsorizzati, dai viaggi pagati, dai regali, ecc. Insomma, frequentare queste riunioni (rigorosamente autofinanziate nell'organizzazione e nella partecipazione dei singoli, con i relatori che non solo non venivano retribuiti ma a volte si pagavano anche le spese di viaggio e soggiorno) era come immergersi in un bagno purificatore da cui ne uscivi non solo più sapiente ma anche più saggio. Per dare un'idea di come allora si muovesse il mondo dei farmaci e dei dietetici (non che oggi sia diverso nella sostanza, ma c'è una quantità di grasso che cola mostruosamente inferiore), racconto un solo episodio, passato ormai in prescrizione per gli anni. A poco più di trent'anni, da poco divenuto responsabile dell'assistenza neonatale di un grosso istituito di cura, ero stato invitato a partecipare a un convegno in Madonna di Campiglio a metà febbraio: mi erano state messe a disposizione in hotel 4 stelle, per sette giorni, tre camere doppie con soggiorno e viaggio per sei persone. Va da sé che, ricevendo simili omaggi, non si riesce a essere oggettivi nelle scelte.

Poi col tempo, ovvero agli inizi degli anni Novanta, l'aumento dei costi unitamente alle offerte di sponsorizzazione che divenivano sempre più pressanti con l'aumentare del carisma nazionale e internazionale dell'Associazione Culturale Pediatri, fecero sì che si cedesse alle proposte di finanziamento: i convegni divennero più belli, l'organizzazione più professionale, i costi per l'Associazione crollarono fino ad azzerarsi, l'ospitalità si elevò per qualità, parteciparono anche inaccessibili big internazionali della scienza dai cachet faraonici. Oggi la formazione, con l'educazione continua in medicina, è un business come tutti gli altri per gestire il quale si deve continuamente scendere a compromessi.

La parabola dell'Associazione Culturale Pediatri, incanutitasi, è in parte sovrapponibile a quella di Goletta Verde, divenuta Goletta Grigia: ci si deve sempre di più barcamenare tra problemi etici (ovvero essere indipendenti intellettualmente da chi eroga il contributo). Quanto avvenuto in Calabria quest'anno lo testimonia. All'uopo una domanda: se Scopelliti, come fatto da Loiero, avesse finanziato qualche progetto di ricerca di Goletta Verde, questa sarebbe stata egualmente velenosa con la Calabria? Volendo essere oggettivo, pongo un'altra domanda: se si dovesse organizzare un congresso ECM col finanziamento di una ditta farmaceutica, si riuscirebbe a essere sereni nel giudicarne i farmaci?

Riuscirà Goletta Verde ad ammettere l'esistenza di un problema etico nel momento in cui si accettano finanziamenti da parte di chi dev'essere valutato?

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