il 25 novembre di quell'anno, infatti, la Fondazione aveva affrontato il tema de "Il sistema portuale dell'area integrata dello Stretto" in un convegno che aveva visto la partecipazione di Giuseppe Guacci, allora presidente dell'autorità portuale di Gioia Tauro, ed Enzo Garofalo, allora presidente autorità portuale di Messina.
L'unanime parere dei due principali relatori fu che non vi era dubbio alcuno sulla necessità che le strutture portuali gravitanti sull'area dello Stretto (Gioia, Milazzo, Messina, Villa e Reggio) dovessero fare sistema: per sinergizzare le relative operatività senza sovrapposizioni, per meglio raccordarsi ai territori di riferimento, per moltiplicare le possibilità di espansione.
Dal 2004 in poi su tele argomento il nulla progettuale ha regnato indisturbato: tale situazione di colpevole inerzia, pur parzialmente giustificata dai cambi al vertice delle Autorità Portuali e dal ricambio delle leadership politiche regionali, fu solo incrinata nell'autunno del 2009 con i citati vaghi accenni di interesse che dobbiamo al dirimpettaio presidente provinciale. Comunque, dopo cinque anni dal convegno tecnico della Fondazione Mediterranea, l'idea che i porti dell'Area dello Stretto potessero fare sistema cominciava ad affacciarsi nella mente dei nostri amministratori locali, spesso distratta dalla gestione delle incombenze quotidiane e pertanto poco disposta a investire in progetti di ampio respiro che vadano altre la durata prevista del loro mandato.
Poi di nuovo il nulla, mentre si continuava a deliberare sulla logica del presente senza innovare: per fare la qual cosa sarebbe bastato osservare la Calabria su una banale cartina geografica. Si dà il caso, infatti, che la Calabria sia l'unica regione d'Italia che abbia una costiera occidentale e una orientale: con discrete differenze socio-antropologiche e vocazionali oltre che divergenti interessi. Nonostante questo dato oggettivo, con un'operazione di ingegneria politico-istituzionale che contrasta con una lungimirante logica di sviluppo relazionale extraregionale, in Calabria si è costruito un c. d. polo portuale regionale che, isolato dalla altre regioni italiane, vede raccordati i porti ionici di Corigliano e Crotone con quelli di Gioia Tauro e Villa.
Motivazioni di razionalità economica e logistica vorrebbero che i porti orientali calabresi, destinati a interfacciarsi per linee brevi con l'Europa balcanica e con i paesi del Mediterraneo orientale, intessano stretti rapporti di collaborazione con quelli ionici pugliesi e del sud dell'Adriatico. Gioia, oltre alle grandi rotte che la congiungono al far east asiatico, è quasi naturalmente portata a fare sistema con i tre porti dello Stretto e con quello di Milazzo, oltre che con quello di Catania. Utile sarebbe stato, quindi, una volta realizzato uno shuttle ferroviario Gioia-Corigliano per connettere i due sistemi, creare un forte raccordo sovra-regionale tra le autorità portuali: uno per i porti dello ionio e del basso adriatico; uno per il basso tirreno calabrese, l'area dello Stretto e la costa siciliana orientale.
L'errore di fondo, che accomuna tutte le amministrazioni che si sono succedute nella nostra Regione, è stato sempre quello di volerla governare in un'ottica di autarchia amministrativa e soffocante centralismo. Pur non ipotizzando uno smembramento delle Calabrie, è di palmare evidenza che alcune micro regioni economiche, come l'alto ionio cosentino o l'area dello Stretto, non hanno nessun interesse, forse nemmeno affettivo, ad avere stretti rapporti con le restanti aree della Calabria: la loro storia e i loro interessi economici e commerciali li spingono a desiderare una certa autonomia amministrativa dal capoluogo regionale e a cercare partner extraregionali con cui sinergizzare. Sarebbe utilissimo al Sistema Calabria riuscire a liberare queste energie con la creazione, come nel nostro caso, di due autorità portuali, tirrenica e ionica, rispettivamente raccordate con la Sicilia Orientale e la Puglia ionica.