A centri di cura sovraffollati e al limite del collasso si alternano a strutture desolatamente vuote. In un centro nascite di un paese interno della Calabria si fanno circa 180 parti all'anno e, oltre al personale paramedico e medico ostetrico-ginecologico, è presente una copertura di guardia attiva anestesiologico-rianimatoria composta da sei specialisti. Con tutto il rispetto per le esigenze assistenziali delle zone interne, alla Regione Calabria costerebbe di meno mandare le 180 gestanti a partorire in Usa, viaggio e soggiorno per gli accompagnatori compreso.
È che tutti vogliono l'ospedale sotto casa: per poterci lavorare ma non per curarsi, visto che poi si ingrassano i bilanci delle Asp del Nord. L'esempio degli ospedali della Piana di Gioia è paradigmatico: non se ne servono nemmeno coloro che vi lavorano. Nella Piana, infatti, alla più alta concentrazione di punti di ricovero corrisponde il più alto tasso di migrazione sanitaria.
Le assunzioni clientelari, comunque, non sono state appannaggio della medicina ospedaliera non essendone immune nemmeno quella territoriale. Valga un solo esempio, emblematico: in provincia di Reggio vi è un numero di allergologi uguale o superiore a quello della restante Calabria e della Basilicata. Se le assunzioni fossero state fatte in base alle necessità territoriali, in provincia di Reggio il tasso di malattie allergiche dovrebbe essere cinque volte superiore alla media nazionale.
Anche se meno onerosa, non è meno devastante per il sistema sanitario nel suo complesso la bassa qualità dell'assistenza medica di base. I pronto soccorso, infatti, sono oberati di lavoro inutile per la mancanza del filtro della medicina territoriale, che non funziona come dovrebbe: i medici di base per un nonnulla scaricano sull'ospedale il peso della diagnosi e del trattamento.
All'uopo il racconto che fa un paziente del suo medico di famiglia che "si cacciau puru u lettinu": questo "professionista" era tanto abituato a non visitare, aduso com'era a far ricette e prescrizioni col capo chino sulla scrivania quasi senza guardare in viso il paziente, che aveva deciso di fare un po' di spazio nel suo bugigattolo di ambulatorio eliminando il lettino su cui si sarebbe dovuto sdraiare l'ammalato per la visita.