INTERESSE PERSONALE E BENE COMUNE
Vincenzo Vitale – presidente Fondazione Mediterranea
Intervento al convegno UNUCI del 08 agosto 2021 in Gambarie
AMOR DI PATRIA E SOLIDARIETà: VALORI IMPRESCINDIBILI
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Se al termine Patria sottraessimo le astrazioni patriottiche e lo riducessimo a indicare una comunità di individui accomunati da un milieu storico e culturale oltre che da un insieme di valori e principi, ovvero se antropoformizzassimo il termine fino al punto di sottrargli qualsiasi riferimento al diverso e al nemico, ecco che amor di Patria non potrebbe che essere anche amore verso i soggetti che la Patria costituiscono ovvero solidarietà verso di questi.
Questo ragionamento lo facciamo con un’ottica rivolta all’altro, diverso ma comunque appartenente alla stessa patria comunità ovvero portatore degli stessi valori e principi. Ma con la visione altruistica ne convive anche una che ci spinge, non solo geneticamente ma anche culturalmente, a guardare dentro noi stessi per analizzare bisogni e desideri al fine di trovare la strada più veloce e facile per soddisfarli. Come far sì che questa innata e legittima pulsione a curare i propri interessi non si trasformi in egocentrismo ed egoismo? Come operare per contemperare l’interesse personale con quello collettivo ovvero col bene comune?
Se a diritti e libertà civili fanno pendant altrettanti doveri e obblighi sociali; se al diritto di esercitare la propria libertà si oppone il dovere di rispettare quella degli altri; va da sé che al diritto di ricercare il proprio interesse si oppone il dovere di dare la giusta rilevanza al maggiore interesse della collettività. Se ciò è valido e di palmare evidenza dal punto di vista teorico e generale, nella pratica quotidiana e nella singolarità della vita la questione non è altrettanto semplice.
Sicuramente ci aiutano alcuni principi e valori, che prima abbiamo genericamente chiamato in causa, e alcuni concetti guida di tipo operativo cha da loro discendono. Sono concetti e principi di tipo politico, nel senso più alto e nobile del termine ovvero nell’accezione antica e sorgiva di ricerca del bene comune, che vanno adattati e implementati nella nostra vita quotidiana.
Laicità: indipendenza di pensiero da ogni condizionamento ideologico o religioso, ovvero rendere libero il nostro agire dai condizionamenti, genetici o culturali o familistici, che lo vorrebbero orientato solo al soddisfacimento dei propri interessi.
Liberalismo: limitazione dell’intervento pubblico con promozione della libertà e creatività individuale, ovvero limitazione degli influssi corporativi o familiari per far emergere la libera espressione della nostra socialità senza vincoli familistico e di lobby.
Riformismo: modifica graduale dell’esistente senza brusche cesure o utopici progetti olistici, ovvero non abbracciare una visione totalizzante dell’esistente, che il più delle volte comporta scelte rivolte solo al proprio momentaneo interesse, ma gradualizzare le scelte tendendo a renderle compatibili all’interesse comune.
Autonomia: andare oltre il significato etimologico di darsi le regole da se stessi per approdare al concetto di libertà di scelte sì finalizzare al proprio interesse ma rivolte anche a quello altrui.
Pragmatismo: conoscenza oggettiva della realtà come strumento di un’efficace azione su di essa, ovvero conoscenza delle proprie e delle altrui pulsioni e preferenze per poter operare per il proprio e altrui interesse.
Questi principi vanno implementati nei tre modelli che la storia della filosofia ci ha tramandato: modello kantiano o del senso di giustizia (ognuno di noi si forma una sua idea di giustizia alla quale uniformare i propri comportamenti e, in un soggetto razionale, questa idea non può non coincidere con la giustizia tout court); modello etico o pragmatista (la legittima ricerca del bene personale, sempre in un soggetto razionale, posto che è “vero” ciò che è utile, non può collidere con il concetto di bene comune); modello religioso o fideista (regole già scritte e date che devono orientare i nostri comportamenti)
Dal punto di vista sociale, non c’è peggiore miopia di chi non voglia vedere che ricercando il comune interesse e il bene collettivo di fatto si ricerca anche il proprio interesse; e che pertanto la ricerca di quest’ultimo non può prescindere dalla ricerca del primo. Se pragmaticamente sottraiamo la solidarietà al dominio della morale e della religione, vediamo che implementare la nostra pratica quotidiana di vita con una discreta dose di solidarietà, contribuendo al benessere degli altri, è un sicuro mezzo non solo per star bene con se stessi ma anche per assicurarsi una vita tranquilla e serena.
In un antico detto confuciano più o meno cosi si recita: se non dai del pane al tuo vicino che ha fame, prima o poi questi verrà da te a pretenderselo. In altri termini, tornando al tema dell’intervento, il bene comune è interesse personale.