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Giovedì, 20 Marzo 2008 16:38

"Il faut cultiver notre jardin"

 

Nel gennaio del 2008 nasce "Un'idea di città", foglio mensile della Fondazione Mediterranea, ideale crogiolo di riflessioni etico-estetiche ed epistemologiche sulla Città Metropolitana dello Stretto. Il testo che segue è tratto dalla presentazione dell'iniziativa editoriale: pubblicato negli ultimi mesi del 2007, sintetizza anche le finalità della fondazione.

Che cos’è una Regione? La definizione principe è di vasta estensione di superficie terrestre con sue proprie caratteristiche geomorfologiche, climatiche, floreali e faunistiche. Vari linguaggi tecnici si sono appropriati del lemma, usandolo con specifici significati: regione militare, regione storica, regione marina, ecc.

Di Regione si può parlare anche dal punto di vista antropologico-culturale ed etnico-religioso. Regione è, infine, un Ente territoriale con poteri amministrativi e legislativi, in parte autonomi, in cui può essere suddiviso uno Stato. Fin qui ciò che ci dicono il senso condiviso, gli accettati significati, le accezioni stratificate dall’uso. Ma esiste anche un altro modo di intendere una Regione, con un significato che, in parte inglobando i precedenti, acquista una valenza sua propria, immateriale: come se fosse più una Regione dello spirito che geografica.

Una Regione identitaria, insomma, fatta di comuni sensazioni e affinità, di stessa storia e radici, di coincidenti interessi economici e commerciali. L’Area dello Stretto è tutto ciò: regione geografica nell’accezione più comune del termine; regione antropologico-culturale; regione storica; regione commerciale; regione identitaria. Non è, però, un Ente territoriale ovvero una Regione dello Stato.


Un sogno ricorrente nella maggioranza di chi durante la sua giornata volge lo sguardo, da oriente o da occidente, all’altra sponda dello Stretto: una Regione a cavallo dello Stretto con la sede del Consiglio, com’è ora, a Reggio e la Giunta a Messina, più grande e, seppur di soli 4 anni, più antica. Le sinergie turistiche al suo interno (basti pensare a Taormina, alle Eolie, al Museo Nazionale della Magna Graecia con i suoi Bronzi, alla Locride, al Parco dell’Aspromonte, ai Parchi Letterari, ecc), la posizione geografica e il suo particolarissimo microclima caldo-temperato (ideale per far svernare i pensionati del nord Europa), le sue infrastrutture portuali commerciali e turistiche (quelle già esistenti, come Gioia Tauro e Messina, e quelle, ancora da realizzare, per la nautica da diporto), le istituzioni culturali rivolte al grande bacino del Mare Nostrum (tre Università, di cui due statali e una privata riconosciuta – l’Università per Stranieri Dante Alighieri –, i Conservatori Musicali, l’Accademia di Belle Arti, ecc.), la farebbero divenire nel giro di qualche decennio una delle regioni più ricche d’Europa e, forse, la più ricca del Mediterraneo.

Questa grande utopia della Regione Autonoma, però, ha generato una sorta di paralisi; e l’idea di un collegamento stabile tra le due sponde (errato paradigma della Città metropolitana dello Stretto) ha a tal punto polarizzato tutte le attenzioni da distoglierle da quanto si sarebbe potuto fare, nel senso di maggiore integrazione, e non si è fatto. Continuiamo a sognare, quindi, ma rimaniamo con i piedi ben piantati in terra. Ciò che ora si può e si deve fare è lavorare all’integrazione turistico-commerciale-culturale tra le due sponde, partendo soprattutto dal sistema dei trasporti (la Fondazione Mediterranea è stata la prima, il 10 giugno del 2006 a Messina, a parlare di “metropolitana del mare”), con l’obiettivo di creare, nel concreto se non amministrativamente, una Città metropolitana dello Stretto a cavallo tra le due Regioni che, con le sue Provincie, realizzi l’idea di una “regione economica” di fatto.

L’importanza di una simile realizzazione è di palmare evidenza se si dà uno sguardo alle possibili proiezioni per il 2030-2050: per ricchezza e densità abitativa la Sicilia può avere solo due poli di sviluppo metropolitano, Palermo e Catania; la Calabria, con due milioni di abitanti, uno solo; Messina è destinata a essere la periferia nord dell’area metropolitana di Catania; Reggio, pur essendo la più grande e ricca città della Calabria, sarà destinata e essere la periferia sud di un asse di sviluppo che collegherà l’area urbanizzata della Piana retrostante il porto di Gioia, che si prevede per quella data di 300.000 abitanti, alla Piana di Lametia, col suo aeroporto internazionale, e a Catanzaro capoluogo di Regione. Questo trend di marginalizzazione dell’Area dello Stretto può essere modificato solo con la creazione di un quarto polo metropolitano di sviluppo che, con una sua specifica identità e impronta turistico-culturale, sia portatore di ricchezza e benessere per entrambe le Regioni.

Questo oggi si può e si deve fare: se un giorno le condizioni lo permetteranno, si potrà anche pensare a una Regione autonoma. Pensarci oggi è togliere energie mentali a ciò che si può concretamente costruire.

“Il faut cultiver notre jardin” (“Dobbiamo coltivare il nostro orticello”). Salman Rushdie, in un suo pezzo su Repubblica, così ha interpretato l’espressione che Voltaire mette in bocca al suo Candide: “Così finisce la grande fiaba, suggerendo che in tempi spaventosi sarebbe buon consiglio tenere lontane le menti dalle grandi idee e i nasi fuori dai grandi affari, e limitarsi a coltivare l’orticello”. E l’Area dello Stretto, su scala planetaria, è poco più di un piccolo orticello. Quindi, cadute le grandi ideologie del pensiero politico occidentale, e constatato che “la pensée unique” (ovvero quella forma di “pensiero unico” che tende a giudicare le umane cose e vicende col solo criterio del rapporto costi/benefici) ha ridotto la politica a mera gestione del presente, lasciatisi alle spalle le contrapposizioni tra destra e sinistra, occorre concentrarsi sui problemi concreti e risolvibili del nostro piccolo orticello: senza voli pindarici, e un po’ seguendo la lezione di Karl Popper, occorre costruire una pragmatica azione sociale fatta di piccoli passi e concreti avanzamenti in un’ottica localistica e, last but not least, politicamente neutra.

 

Ultima modifica il Martedì, 30 Giugno 2015 10:42