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Domenica, 12 Ottobre 2008 20:35

LA SCRITTURA NEI TEMPI DI INTERNET

 

Dagli scaffali della libreria, dove risiede ormai solo come arredo di parete, la Treccani da anni mi guarda supplice: i suoi volumi, un tempo giornalmente vistati, non vengono più aperti e consultati; non vengono nemmeno più notati, come se fossero mera tappezzeria. E, come la Treccani, altri libri di consultazione (raccolte biografiche, annali, dizionari storici e geografici, ecc) si ricoprono di polvere nell’abbandono di chi, un tempo, da essi si cibava delle sue pietanze preferire: il “piacere della conoscenza” è ormai altrove, di facile accesso e ritrovamento, a portata di clik e mouse.

Escono oggi, con qualche lustro di ritardo, saggi e articoli su di un argomento che già negli anni Sessanta era stato affrontato e in parte eviscerato da Marshall McLuhan: il sociologo diceva che i media non sono strumenti indifferenti della trasmissione del pensiero, ma sono in grado di condizionarlo nella formazione delle idee. Oggi si dice che internet, divenuto il medium per antonomasia, sta cambiando il nostro pensiero ovvero il suo modo di esprimersi e concretizzarsi in idee e proposizioni; oggi, con google, nasce un pensiero orizzontale che, amplificato e velocizzato l’accesso all’informazione, usa questa in modo superficiale ed evanescente.

La memoria, con la facile reperibilità extracorporea di qualsiasi dato, si anoressizza fino a rendersi un filiforme simulacro della corposa costruzione delle rinascimentali mnemotecniche: il pensiero, di cui la memoria è indispensabile componente, pertanto cambia in un veloce e infaticato passaggio da un’informazione all’altra: non più le approfondite analisi e i coerenti approfondimenti, frutto di lente letture e pacate riflessioni, ma superficiali riassunti e veloci sintesi, portato di frenetici passaggi da un link a un altro (gli statistici di internet ci dicono che un tempo da tre a cinque minuti su di una pagina web è sinonimo di particolare attenzione ai suoi contenuti: un tempo ridicolmente insufficiente per leggere una pagina di libro e rifletterci un po’ sopra).

Il pensiero, quindi, sta cambiando; e col suo pensiero, sta cambiando l’uomo: e anche io sto cambiando, con maggiore produzione e minor approfondimenti.

Dieci anni fa scrivevo di meno e leggevo di più; da giovane ho letto tantissimo e scritto pochissimo: domani, quando avrò scritto su tutto ciò che ho letto, di cosa scriverò? Vedo già ora in giro parecchie cose scritte con un – non tanto bene camuffato – “copia e incolla” da internet: arriverò anch’io alla minimale scrittura di riporto, di poca o nessuna utilità sia per il lettore che per lo scrivente?

Piuttosto sarebbe meglio, appesa la penna al muro, riprendere le buone letture (in compagnia del morbido suono di un vecchio vinile e dell’altrettanto morbido sapore di un vecchio brandy spagnolo) e concentrarsi sui piaceri della tavola e del golf.