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Mercoledì, 22 Aprile 2009 10:15

E' nato il laboratorio politico "città libera": Il programma di massima

Come già scritto, la Fondazione Mediterranea ha deciso di non unire la sua voce a quella di chi sul carro dell’Area dello Stretto è salito solo ora, a cose fatte, dopo aver in passato osservato con sufficienza se non addirittura ostacolato la sua attività culturale su un’idea di città libera dalle angustie regionali.

Un’avanguardia culturale, per non rischiare di divenire un corpo avulso dalla società, ha necessità di affinare i propri mezzi culturali e propositivi: i tempi, quindi, sono stati ritenuti maturi per la creazione di un laboratorio politico dall’emblematico nome di Città Libera.

Il laboratorio, pur nato sotto l’egida della Fondazione Mediterranea, sarà comunque indipendente da essa: per poter definire meglio strategie che potrebbero comportare anche un’azione politica diretta, il che colliderebbe con lo statuto della Fondazione.

Coordinatori dei "Città Libera" sono il prof. Antoino Monorchio e il m.se Saverio Genoese Zerbi. La segreteria è gestita dal dott. Vincenzo Vitale.

Il programma in tre parole: autonomia, localismo, pragmatismo.

Premesso che il termine “libertà” è ampiamente abusato sia dalla Destra che dalla Sinistra, e che di libertà dalla delinquenza ecc. se ne parla già a sufficienza, la libertà cui si riferisce il laboratorio politico Città Libera è una libertà culturale e politica.

Libertà culturale, perché una città che vuole progredire si deve liberare, seguendo un po’ l’insegnamento illuminista del pedagogista Pestalozzi, dall’ignoranza e dalla stupidità; libertà politica perché il futuro della città non può rimanere ancorato a logiche di potere regionale o alle gabbie ideologiche dei partiti ma dev’essere determinato con scelte di autonomia che individuino di volta in volta i veri interessi cittadini.

Libertà, quindi, di seguire i propri percorsi di sviluppo che non sono solo calabresi ma si identificano con quelli dell’Area dello Stretto.

La Calabria dei 43 gruppi culturali e idiomatici, infatti, non può che essere una “espressione geografica” (adottando la definizione di Metternich all’Italia preunitaria) e l’identità dei reggini è sempre stata “imperfetta” se non addirittura “insulare” (nelle cronache bizantine il territorio reggino veniva definito “Sicilia” e il vescovo di Reggio, durante il periodo di occupazione araba, era il vescovo della Sicilia). Parafrasando ancora il Metternich, la parola Calabria  è “piena di pericoli” per l’esistenza stessa delle specificità culturali e delle peculiarità storico-geografiche delle province e delle città di cui essa si compone.

Con il laboratorio “Città Libera” si vuole contribuire a creare un’identità metropolitana dello Stretto, di uno Stretto i cui componenti territoriali e funzionali, ampiamente integrati, facciano sistema (sistema turistico, culturale, portuale, ecc.): un sistema di città libere i cui convergenti interessi le portino, nel pieno rispetto delle loro identilà locali, a consociarsi.

Due versi di un anonimo poeta di età ellenistica, riportati sull’Antologia Palatina e facenti parte di una poesia elogiativa di Ibico, possono essere assunti a logo del laboratorio :

“Io canto Reggio, l’estrema città dell’Italia marina / che si abbevera sempre all’onda di Trinacria”

AUTONOMIA, quindi, è la prima parola che identifica il programma del laboratorio; la seconda è LOCALISMO; la terza è PRAGMATISMO 

La rivalutazione del “locale” non sarà solo identitaria o sociologica ma soprattutto economica: il comprare e il consumare “locale” come volano di sviluppo dell’economia dell’Area dello Stretto. Occorre divenire “locovori”, ossia mangiatori di cibi locali, e comprare ai “mercatali”, ossia ai mercati che vendono prodotti locali: è necessario rivalutare e usare in prima istanza tutto ciò che proviene dall’agricoltura, dall’artigianato e, in via estensiva, dalle tradizioni locali.

Obiettivo non ultimo la realizzazione di una MONETA LOCALE che, sulla falsariga di quanto sperimentato al parco d’Aspromonte sotto la direzione di Tonino Perna, ad uso prevalentemente turistico, sia strumento di promozione e di rendita: di promozione di tutte le attività commerciali e artigianali; di rendita derivante da un buon 20-30% di valuta che non viene spesa e viene trattenuta come ricordo di viaggio. Cambiata alla pari con l’euro, potrebbe chiamarsi “odisseo”.

Terza parola chiave del laboratorio città libera è il PRAGMATISMO: la scelta delle alleanze e i percorsi da seguire dovranno essere pragmaticamente rivolti al maggior interesse del territorio prescindendo dalle ideologie e appartenenze.