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Mercoledì, 08 Gennaio 2014 15:11

IL SOLITO BLUFF DELLA METROMARE

Sul finire del XIX secolo, quando l'attraversamento dello Stretto di Messina è ancora affidato a volonterose barche a vela, in Parlamento si discute sulla proposta dell'ammiraglio Bettolo di valorizzare gli studi progettuali dell'ingegnere navale Antonio Carabetta che prevedono l'uso di mezzi navali capaci di trasportare carri ferroviari da una sponda all'altra dello Stretto. L'allora ministro del lavori pubblici stigmatizza la balzana idea affermando che è ridicolo impegnare ingenti risorse "per quattro ceste di frutta che passano da Messina a Reggio".

Oggi, dopo più di cento anni, il già ministro Renato Brunetta insorge contro gli emendamenti alla Legge di Stabilità che assegnano ai trasporti sullo Stretto la somma di c/a 10 ml affermando che trattasi di "marchette" facenti parte di un "provvedimento elettoralistico e clientelare".

Andando oltre le parole di Brunetta che si definiscono da sole per quello che sono, qualche perplessità sugli emendamenti presentati dai parlamentari siciliani del Nuovo Centrodestra (Dore Misuraca, di Palermo, e Vincenzo Garofalo, di Messina) comunque c'è: non riguarda né l'importo né le finalità, naturalmente, ma una certa aria di ingenua volatilità che traspare dalle affermazioni di Garofalo, quantomeno quelle riportate sulla stampa, che tra l'altro si chiede "quale area integrata può esistere se non si definisce un sistema coordinato nel settore dei trasporti?". Domanda legittima, alla quale la Fondazione Mediterranea aveva in parte già risposto nel mese di aprile del 2007 quando fu dato alle stampe un volumetto titolato La Metropolitana del Mare in cui erano raccolti gli atti di due convegni gemelli sul tema organizzati a Messina e Reggio.

Posto che la storia non si fa con i "l'avevamo detto", c'è oggi da segnalare che i 5.4 mln per finanziare l'attuale Metromare, i 3 mln per l'acquisto o il noleggio di nuove navi e i 200 mila euro per uno studio di fattibilità, sono solo un'altra tappa di un viaggio che, in mancanza di una visione d'insieme sufficientemente coerente, rischia di non concludersi mai: perché è il concetto stesso di metropolitana del mare che viene male interpretato e quasi abusato.

Ripeteremo fino alla nausea quanto affermato nel 2007: non si può parlare di sistema di trasporti di tipo metropolitano sullo Stretto se son si rispettano tre condizioni, preliminari e ineludibili. In estrema sintesi: 1) elevata frequenza delle corse, più o meno mezz'ora, su una fascia oraria di almeno 16 ore, dalle 06 alle 22; 2) facilità di acceso ai terminali sui moli, raccordati con la rete di trasporto metropolitano terrestre anche con gli orari Atam e Atm; 3) possibilità di un biglietto unico, valido per il traghettamento e sulle reti di trasporto metropolitano terrestre siciliano e calabrese.

Solo se si lavora in questa ottica si può usare legittimamente il termine di Metropolitana del Mare e non si rischia di usare i fondi derivanti dalla Legge di Stabilità senza aggiungere nulla al modesto attuale.