Prof. Avv. Michele Salazar
Giovedì 26 ottobre 2008 - Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio - Reggio Calabria
Lectio Magistralis “Dai saperi contaminati ai sapori contaminati" (cliccare sulla coperttina per scaricare il pdf)
Chi può dire di non conoscere il personaggio di Miguel Cervantes per antonomasia, El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, quell’alto e ulivigno e allampanato don Chisciotte che sul fido Ronzinante, accompagnato dal rozzo e tozzo scudiero Sancio Panza sul suo somaro, vaga per le solitarie vie della Castiglia in un’indefessa e inesausta attività che egli stesso si è data? All’hidalgo, spontaneamente determinatosi verso un ideale consono alla di lui natura e tendenza, l’immagine prima che egli stesso si dà, con il corteo dei relativi sentimenti, asta ad assicurarlo del vero.
Il suo è un soggettivismo tanto assoluto, sia nella conoscenza che nell’azione, da non essere scosso da nessuna esperienza, anche la più negativa; da non
farlo mai tornare al magistero dei sensi; da condurlo a giustificarsi sempre e a giustificare tutto. Questa cecità esistenziale è in prima istanza frutto della sua fedele devozione alla bellezza di una realtà preinterpretata, che a quei tempi, discendendo da miti e leggende, era affascinante e piena di poesia, fantastica, quasi “un magico sipario sospeso dinanzi al mondo concreto” (così si esprime Milan Kundera nei suoi Taccuini) che egli non vede e di cui non percepisce l’esistenza.
Per tratteggiare questa personalità, e quella degli altri indimenticabili personaggi dell’opera, Cervantes utilizza anche la descrizione dei cibi di cui Don Chisciotte e compagni si nutrono: la descrizione del desco e del desinare offre così all’autore la possibilità di un ulteriore approfondimento descrittivo e l’occasione per delineare con maggior precisione l’identità, ora reale ora fantastica, di comparse e primi attori.
Di questo aspetto poco conosciuto e pochissimo indagato dell’opera si è occupato il prof. avv. Michele Salazar con un agile volume (“Il cibo in Cervantes tra sogno e realtà”, Rubbettino) in cui si riflette sulla stretta relazione tra cibo e valori dell’esistenza nei personaggi di Cervantes.
Presentato in anteprima a Madrid il 10 febbraio del 2007 nell’aula magna dell’Istituto Italiano di Cultura nel contesto di un convegno internazionale sul prosciutto organizzato dall’Accademia Italiana della Cucina (“La carne suina nella tradizione gastronomica italiana e spagnola”), la pubblicazione in Spagna è stata accolta con notevole interesse. Il prof. Giuseppe dell’Osso, all’epoca presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, Istituto culturale delle Repubblica italiana, così si è espresso sul lavoro del prof. Salazar:
“L’analisi è condotta con rigore scientifico e metodologico, sulla base del testo e sulla scorta di pertinenti richiami alla critica letteraria più accreditata. Il cibo, dunque, è occasione per acute riflessioni sul modo di essere e di apparire delle figure principali del romanzo, che si muovono tra realtà e fantasia, nel loro differente rapportarsi al bere a al mangiare. Follia e saggezza, digiuno e abbuffata, povertà e ricchezza, libertà e schiavitù, amore, gloria, speranza, illusione, si alternano e si combinano nelle pagine di Salazar attraverso il cibo, in una chiave di lettura nuova e assai originale dell’immortale capolavoro di Cervantes”.
Il cibo, quando non è il junk food delle catene della grande distribuzione e delle pizzerie in franchising, se espressione del territorio e delle tradizioni locali, è anche cultura: ciò che si mangia contribuisce a creare identità, soprattutto se legato al ricordo dei sapori dell’infanzia e alle correlate memorie di atmosfere e sensazioni. Cibo come cultura, identità locale, memoria esistenziale: è di questo cibo che parla il prof. Salazar nel suo lavoro, un’opera sui generis e molto intrigante.
Su Il cibo in Cervantes tra sogno e realtà vedi anche Angelo Flores, pp. 58-59, e Michele Iannelli, pp. 743-752, in Rivista Giuridica della Scuola anno XLVI gennaio-dicembre 2007. Ma non è solo con la ricerca sugli aspetti culturali del nutrirsi umano che il prof. Salazar ha contaminato le sue conoscenze e la sua professionalità giuridica: attento osservatore delle dinamiche culturali contemporanee e fine conoscitore della letteratura, soprattutto spagnola, si è anche direttamente cimentato nella produzione letteraria dando alle stampe per i tipi di Giuffré, dopo “Il barbiere delle due Sicilie” nel 2002 e “L’avvocato di carta” nel 2005, le “Novelle dei mesi dispari” con un’attenta presentazione di Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Dopo un’intrigante premessa (il manoscritto viene rinvenuto su di una bancarella e dato alle stampe dopo che, trovato da un marocchino in un mobile della casa di riposo per anziani avvocati in cui lavorava, questi aveva inutilmente tentato di stampare in Marocco) la verve inventiva dell’autore si snoda in sei novelle i cui tratti fantastici sono tenuti insieme da un surreale fil rouge d’ironia che ne assicura unità e coerenza.
Michele Salazar, diversificando gli interessi culturali, ha ampiamente contaminato i suoi saperi giuridici con un’attività letteraria di notevole pregio e con un’acuta analisi del rapporto tra cibo e letteratura: è per questa felice contaminazione che la Fondazione Mediterranea e la Facoltà di Ingegneria dell’Università Mediterranea gli hanno conferito nel 2008 la terza edizione del Premio Bertrand Russel ai Saperi Contaminati.
“Dai saperi contaminati ai sapori contaminati – Appunti per uno studio sul rapporto tra cibo e letteratura”, il cui ricco corredo di note è quasi un testo nel testo leggibile con uguale piacere, è la Lectio Magistralis preparata da Michele Salazar per la cerimonia di consegna del premio svoltasi all’Università Mediterranea nell’ottobre del 2008.