Franco Maria Montevecchi (Ingegnere biomedico - Politecnico di Milano)
Giovedì 09 marzo 2006 - Aula Magna "Falcomatà" - Facoltà Ingegneria - Università Mediterranea
Lectio Magistralis “Ipazia e la scienza ellenistica" (cliccare sulla coperttina per scaricare il pdf)
PER UNA SCIENZA AMICA DELL’UOMO
Alle origini dello splendore del pensiero greco, nel quinto secolo a.C., Leucippo e Democrito deduttivamente giunsero alla conclusione che la materia fosse composta da atomi che si muovevano a caso, come nella moderna teoria dei gas, e che tra questi, considerati indivisibili e indistruttibili, vi fosse spazio vuoto. Induttivamente la scienza moderna ha costruito una visione del mondo che, se si eccettuano le particelle subatomiche e le onde luminose presenti là dove si supponeva esistere solo lo spazio vuoto, non si discosta sostanzialmente da quella democritea. Inoltre, cercando di spiegare il mondo in maniera meccanicistica senza aggrapparsi alla nozione di scopo o di causa finale, i nostri giunsero a una visione “laica” dell’uomo che, tra l’altro, contemplava il suo pensiero com un mero processo fisico.
Da poco meno di trenta anni il progresso delle tecniche di brain imaging ha cominciato a far chiarezza anche su questo punto e, nell’ultimo lustro, la tomografia a emissione di positroni e la risonanza magnetica funzionale hanno definitivamente confermato l’“empia” intuizione dei filosofi greci, evidenziando e analizzando funzionalmente le aree cerebrali dove fisicamente nascono e si elaborano quei sofisticati processi mentali (il sentimento religioso, la consapevolezza del sé, il libero arbitrio, ecc) ritenuti appannaggio esclusivo dell’“anima”.
Di queste cose si occupa l’ingegneria neurale e cognitiva, uno dei tanti campi speculativi dell’ingegneria biomedica. Questa è una relativamente nuova branca dello scibile, più o meno a metà strada fra l’ingegneria tradizionale e la medicina, verso cui si stanno indirizzando fiumi di finanziamenti, soprattutto nei paesi anglosassoni e asiatici, e da cui nei prossimi anni verranno fuori novità potenzialmente in grado di cambiare sostanzialmente le nostre vite. Altri filoni di ricerca della bioingegneria sono le bio-nanotecnologie, l’informatica biomedica, la trasmissione dei segnali bioelettromagnetici, la telemedicina, l’ingegneria dei tessuti e delle staminali, le reti e il calcolo neurale, nanosensori e microchips, ecc. Lo sviluppo della ricerca in queste nuove branche del sapere, e il relativo indotto generato dalle spin-off (le agili e leggere “imprese accademiche” che sfruttano commercialmente i brevetti universitari con joint-venture e partnership pubblico-privato), più che a grandi infrastrutture è legato alla presenza di figure professionali non tradizionali che, provenienti da diversi ambiti formativi (fisico e matematico, elettronico e meccanico, medico e biologico, chimico e farmaceutico, semiotico e informatico, ecc.), possiedano grande apertura mentale e discreta abilità sincretica. Questa nuova immagine degli studi ingegneristici, non più legati ai tradizionali schemi di insegnamento e ricerca, sono concretizzati nella figura di Franco Maria Montevecchi, le cui competenze scientifiche sono ampiamente contaminate da quegli studi umanistici in grado di far crescere una nuova mentalità, più aperta e disponibile al dialogo, più responsabile del futuro dell’uomo, più lungimirante sui suoi veri bisogni. Questa nuova scienza “contaminata” sarà in grado di porre la tecnologia al servizio dei primari interessi dell’uomo.
L’attività didattica universitaria di Franco Maria Montevecchi è stata ampiamente multidisciplinare, essendo stato docente a partire dal 1970 presso il Politecnico di Milano dei seguenti insegnamenti: Motori per Aeromobili, Bioenergetica, Automazione Sanitaria, Strumentazione Biomedica, Macchine, Termocinetica Biomedica, Fenomeni di Trasporto Biologici, Biomeccanica, Fondamenti di Bioingegneria Meccanica e, dal 2003-2004, di Bioingegneria Cellulare. Presso il Politecnico di Torino nell’anno accademico 2002-2003 ha tenuto il corso di Meccanica Cellulare e Ingegneria dei Tessuti.
Profondo conoscitore dei miti e della filosofia dell’antichità greco-mediterranea oltre che esperto in storia e tradizioni bizantine, alla sua poliedrica e proteiforme attività professionale di docente universitario il prof. Montevecchi ha affiancato l’interesse per la letteratura francese e un instancabile mecenatismo che lo ha portato ad allestire nella sua dimora milanese uno spazio espositivo, in cui sponsorizza mostre d’arte di giovani talentuosi artisti, e un teatro in cui organizza spettacoli di musicisti o attori che, all’occorrenza, ospita in una dependance.