Venerdì 12 dicemmbre 2008 – Sala Monteleone Palazzo Campanella
Antonino Ioli – Professore Emerito di Parassitologia Università di Messina
Gabriele Quattrone – Primario Psichiatra Policlinico Reggio Cal
Il centenario del sisma che devastò Reggio e Messina nel 1908 offre l’occasione per una rivisitazione di alcuni aspetti dell’assistenza medica nella Sicilia orientale e nella Calabria meridionale tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Un particolare riguardo viene dato alla figura del medico psichiatra reggino Lorenzo Mandalari, del cui volume “La degenerazione nella pazzia e nella criminalità” viene presentata una ristampa anastatica.
L’opera, silloge di 32 perizie psichiatriche pubblicata nel 1901 dai Fratelli Bocca di Torino, al di là dei suoi aspetti medico-scientifici, è uno spaccato della società italiana povera e rurale di fine Ottocento oltre che essere un esempio di come la psichiatria italiana si stava svezzando da un’impostazione strettamente antropometrica e lombrosiana per incominciare a usare altri parametri normativi e diagnostici, quali l’esame neurologico del paziente e l’analisi del suo vissuto familiare e sociale.
Lorenzo Mandalari, nato a Melito nel 1855 e laureatosi a Napoli, lascia l’incarico al manicomio di Aversa nel 1886 per tornare a Reggio ad assistere il padre malato. Nel 1877 si trasferisce a Messina, dove sposa Grazia Parlato, figlia di un ricco commerciante del luogo, e si prodiga a tal punto per la cura del colera, una cui epidemia infuriava allora in Sicilia, da essergli attribuita la Medaglia al Valore Civile.
Con una felice intuizione e supplendo alle carenze dell’assistenza pubblica ai malati mentali (allora trasferiti a Palermo, nell’unico manicomio siciliano, o fuori regione), acquistati alcuni terreni in Contrada Zarea, nel 1890 vi fonda il “Manicomio Privato”. L’iniziativa ha rapido successo, tant’è che nel 1900 ospita ben trecento infermi (fatti rientrare in Messina dagli altri manicomi italiani in cui erano stati internati).
Lorenzo Mandalari muore per il crollo della sua abitazione in Messina nel sisma del 1908 insieme alla moglie e alle sue tre figlie: la sua figura di medico e benefattore diviene il paradigma di una classe professionale reggina che, di formazione tutta meridionale, è cresciuta anche sull’integrazione antropologica e culturale tra le due sponde dello Stretto.