La Direzione regionale dell’Agenzia delle Dogane

Giovedì 15 marzo 2007 – Palazzo San Giorgio Reggio

 

Interventi
Pasquale Amato – Fortunato Aloi – Antonino Monorchio

Denuncia dello scippo della Direzione Regionale dell’Agenzia delle Dogane

 

Dalla presentazione
“Nonostante che Reggio sia stata sempre sede della Direzione Circoscrizionale Calabrese dell’Agenzia delle Dogane e che ospiti idonee strutture e mezzi e personale, contro ogni logica economica e di buon senso la politica regionale calabrese ha deciso che la Direzione Regionale sia collocata a Catanzaro, scippando ancora una volta Reggio dei suoi uffici regionali in palese contrasto con gli accordi stipulati all’indomani dei Fatti di Reggio del 1970”

 

DIREZIONE DOGANE: OCCORRE FARE LOBBYNG BIPARTISAN – (Di Enzo Vitale da Il Quotidiano)
Lettera aperta ai Consiglieri regionali espressi da Reggio Calabria e dalla sua Provincia.
Egregi Onorevoli, la città di Reggio Calabria fino alla riorganizzazione degli uffici doganali, deliberata nel 1999 col primo Governo Prodi e attuata nel novembre dello scorso anno (art. 7 del Regolamento di amministrazione varato con la nascita della tre Agenzie Fiscali – Dogane, Entrate, Territorio), era sede della Direzione circoscrizionale calabrese. Le competenze di questa Direzione, come quelle dell’Ufficio tecnico con sede a Catanzaro, sono state distribuite in tre uffici doganali: Reggio, con sezioni territoriali a Vibo e all’aeroporto Tito Minniti; Gioia Tauro; Catanzaro, con sezioni territoriali all’aeroporto di Lamezia, a Cosenza e Crotone. Anche in Campania si è attuato lo stesso iter con la nascita di cinque uffici: Napoli, Salerno, Benevento, Avellino, Caserta. La Direzione regionale calabro-campana è rimasta temporaneamente a Napoli.
È sicuramente di vostra conoscenza che tutti i parlamentari eletti in Calabria hanno firmato una lettera diretta al ministro dell’Economia Padoa Schioppa e al viceministro Visco chiedendo di procedere nella riorganizzazione e di attribuire alla Calabria una Direzione regionale autonoma dalla Campania. Tale richiesta è stata motivata con argomentazioni di impossibile confutazione: presenza del più grande porto del Mediterraneo, di tre aeroporti e di 800 chilometri di coste; aumento esponenziale della quantità di lavoro svolto dalle Dogane calabresi in questi ultimi anni.
Certamente sapete che tale ineludibile attribuzione può essere fatta con un atto amministrativo interno all’Agenzie delle Dogane; e che il Direttore dell’Agenzia, propenso a risolvere in breve la questione ma senza alterare equilibri che peraltro non conosce, ha chiesto al Presidente della Giunta Loiero una sua indicazione in merito.
Presumibilmente avete avuto notizia che gruppi politici di Catanzaro si sono pubblicamente espressi rallegrandosi dell’imminente attribuzione alla loro città della Direzione regionale delle Dogane.
Stabilito che questo iter fa parte del vostro scibile (anche se non lo era, con questa lettera lo è), va da sé che abbiate consapevolezza di alcuni fatti e che condividiate alcune riflessioni: la Direzione delle Dogane dev’essere assegnata a Reggio (o meglio non le dev’essere sottratta, visto che è sempre stata in riva allo Stretto); motivazioni di razionalità economica (costi di trasferimento di mezzi e strutture a oltre 100 Km di distanza) e sociale (spostamento di sede dei dipendenti) spingono verso questa soluzione; come anche ragioni logistiche (il porto di Gioia è in provincia di Reggio), di ordine pubblico (possibilità di scioperi e proteste) e, perché no?, identitarie (Reggio città mediterranea con vocazione al turismo e ai traffici marittimi).
Infine, mi permetto di far notare che in nessuna parte dello statuto dell’Agenzia delle Dogane sta scritto che le Direzione regionali debbano risiedere nei capoluoghi di regione (e comunque Reggio, in quanto sede di Corte d’Appello, può ospitare direzioni di uffici regionali).
Ritenuto che alla base di un buon rapporto col vostro elettorato vi sia la puntuale difesa del suo diritto a non subire un’ennesima spoliazione da parte di un potere regionale spesso vissuto come lontano e ostile, con la presente vi si invita a mettere temporaneamente da parte le logiche di schieramento partitico e, come hanno sempre fatto e continuano a fare i politici catanzaresi, a fare fronte unico e compatto in difesa dei diritti della vostra Città.
Un vostro silenzio non sarebbe capito; una vostra disattenzione sulla questione sarebbe interpretata come posizione ancillare e servente verso logiche ostili a Reggio.
Sicuro di aver interpretato con quanto scritto il comune sentire della cittadinanza reggina, che vede profilarsi sul suo orizzonte un’ennesima umiliante spoliazione, si resta tutti in attesa di un vostro riscontro, che si spera non solo verbale.


DIREZIONE DOGANE, LA PIAZZA CONTRO GLI INCIUCI? – (Di Enzo Vitale da Il Quotidiano)

Per affrontare nuovamente, perché fatti nuovi vi sono, la questione della direzione regionale dell’Agenzia delle Dogane, ho pensato di fare due citazioni: una letteraria; l’altra politico-filosofica. Con la prima si va al capitolo 14° dei Promessi Sposi, dove si parla della rivolta del pane a Milano. Il Manzoni così si esprime su Renzo: “s’era persuaso che ormai per mandare a effetto una cosa bastava farla entrare in grazia a quelli che gridavano per le strade”. Con la seconda, meno paludata ma non meno profonda in significati e implicazioni, più semplicemente si va a una cena tra amici. Durante questa Antonino Monorchio, attento e sottile conoscitore dell’animo umano nonché dei fatti politici reggini, così si pronuncia in un conversare sul tema della rappresentanza democratica dei cittadini: “Il democratico è socialmente indifferente e patologicamente narcisista”. Naturalmente questa definizione, così ferocemente icastica, non è riferita a quanti sono intimamente e coscientemente portati all’apertura democratica del loro essere cittadini, ma per chi, definendosi democratico, li rappresenta nella logica del sistema rappresentativo.
Il fatto nuovo cui ho accennato è che, prima che il Governo Prodi scivolasse sulla politica estera per poi rinascere dalle sue ceneri (“eadem resurgo”), Vincenzo Visco a Reggio ha parlato della prossima istituzione delle direzione regionale calabrese dell’Agenzia delle Dogane. È l’imprimatur governativo a una decisione programmata già nel novembre del 2005, quando era stata soppressa la direzione circoscrizionale calabrese, con sede a Reggio, e l’ufficio tecnico della Finanza, con sede a Catanzaro, per l’accorpamento delle competenze nelle tre sedi di Reggio, Gioia e Catanzaro, tutte sottoposte alla direzione di Napoli. La questione, a riassumerla in poche parole, consiste essenzialmente nelle mire di Catanzaro su una Direzione regionale che, per motivi storico-ambientali e di razionalità economico-organizzativa, dovrebbe rimanere li dove è sempre stata, ossia a Reggio. Ma cosa c’entra il Manzoni con tutto ciò, e cosa Monorchio? Qual è il filo che unisce le due citazioni?
In una recente riunione sponsorizzata dalla Fondazione Mediterranea, che ha fatto suo il problema organizzando fra l’altro un convegno nel dicembre del 2006, si è discusso delle possibili azioni da intraprendere per far sì che le forze politiche regionali e nazionali reggine capiscano l’importanza che ha per la città, non solo dal punto di vista occupazionale ma anche da quello dell’immagine, il fatto di mantenere in loco uomini e strutture e mezzi. (C’è da ricordare che quelle cittadine hanno già votato positivamente un ordine del giorno in sede di Consiglio comunale a sostegno della rivendicazione).

Di fronte al concreto rischio che si materializzi un ennesimo scippo alla città, nella discussione è prevalsa la tesi che per un’efficace sensibilizzazione dei nostri politici (ovvero di quei democratici definiti da Monorchio come “socialmente indifferenti e patologicamente narcisisti”), che tranne poche eccezioni sono stati imperdonabilmente latitanti sul problema, sia utile ricorrere alla cosiddetta pressione della piazza. In altri termini si è pensato che, “per mandare a effetto” l’idea che sia possibile opporsi agli intrecci di interessi tra i nostri rappresentanti politici e quelli delle altre province calabresi (c’è da ricordare che l’assegnazione della sede della Direzione regionale delle Dogane verrà fatta con decreto interno all’Agenzia anche su indicazione della Giunta), occorra “farla entrare in grazia a quelli che gridano per le strade”.
Si è pensato, insomma, che possa essere ancora una volta la piazza (come è successo per la “clonazione” dei Bronzi”) a spiazzare gli inciuci.


ASSEGNATA A REGGIO LA SEDE DELLA DIREZIONE REGIONALE DELL’AGENZIA DELLE DOGANE – (Di Enzo Vitale da Il Quotidiano)

Ieri il comitato di gestione dell’Agenzia delle Dogane ha formalmente istituito la direzione regionale calabrese assegnandone la sede a Reggio. È l’epilogo, logico e coerente, di un processo riorganizzativo il cui inizio in Calabria è da far risalire al 17 novembre del 2005.
Prima di allora l’Agenzia era così strutturata: Direzioni regionali; Direzioni circoscrizionali; Uffici tecnici di Finanza; Uffici delle dogane. La Calabria, accorpata alla Campania, aveva la sua Direzione regionale a Napoli (analoga fusione vi era anche tra Marche e Molise, Piemonte e Val d’Aosta, Lazio e Umbria); la Direzione circoscrizionale aveva sede a Reggio Calabria; l’Ufficio tecnico di Finanza a Catanzaro; Uffici di dogana erano presenti presso porti e aeroporti. Eliminate tutte queste differenziazioni, il nuovo assetto si è basato su tre uffici doganali (Reggio Calabria, Gioia Tauro, Catanzaro), sempre sottoposti alla Direzione regionale di Napoli, con le funzioni di quelli soppressi nell’ambito territoriale loro assegnato. Questa razionalizzazione, che ha concentrato nelle nuove strutture doganali competenze e funzioni in parte diffuse (dogane e sezioni doganali aeroportuali) e in parte accentrate (Direzione circoscrizionale e Ufficio tecnico di finanza), ha evitato sovrapposizioni e ha reso l’Agenzia più vicina al territorio.
Ne è risultato che l’Ufficio doganale di Reggio ha avuto competenza sulle province di Reggio e Vibo Valentia, con l’esclusione dell’ambito portuale di Gioia comprendente i comuni di Gioia Tauro e San Ferdinando: una volta soppresse la dogana di Vibo Marina e la sezione doganale dell’aeroporto dello Stretto, si è articolato nelle corrispondenti sezioni operative territoriali. L’ufficio doganale del porto di Gioia ha avuto territorialmente le competenze della Direzione circoscrizionale di Reggio e della soppressa dogana di Gioia. L’ambito dell’Ufficio di Catanzaro ha compreso anche le province di Crotone e Cosenza: abolita la dogana di Catanzaro Lido, di Paola e di Crotone, oltre alla sezione doganale dell’aeroporto lametino, si è articolato con le sezioni territoriali operative di Cosenza, Crotone e aeroporto di Lametia (è di prossima istituzione quella di Corigliano).
Questo assestamento dell’operatività in Calabria si è attuato contestualmente all’analoga riorganizzazione in Campania, che ha visto la nascita di cinque uffici: Napoli, Salerno, Benevento, Avellino, Caserta.
Il logico passo successivo era quello dell’istituzione di una Direzione regionale calabrese indipendente da Napoli. L’atteso passo, più volte sollecitato e finalmente annunciato dal viceministro dell’Economia Vincenzo Visco proprio a Reggio poco prima della crisi di governo, ha rinfocolato l’eterna querelle calabrese sulla localizzazione delle sedi delle direzioni degli uffici regionali. Nel caso specifico: a Catanzaro, capoluogo di Regione e già sede dell’Ufficio tecnico di Finanza; o a Reggio, già sede della Direzione circoscrizionale, città in cui erano immediatamente disponibili immobili e strutture oltre a personale già formato? Per mesi si è assistito a duelli mediatici, fatti a suon di editoriali e comunicati stampa, tra i sostenitori di queste due, entrambe legittime, posizioni: il “partito” pro Catanzaro, non riconoscendo continuità tra la vecchia direzione circoscrizionale e la nuova direzione regionale, si era arroccato sulla questione di principio che comunque ogni direzione regionale dovesse collocarsi nel Capoluogo; analoga questione, basata più su temi di ordine economico e organizzativo, faceva il “partito” pro Reggio, rispolverando tra l’altro vecchi accordi stipulati nel 1971 all’indomani della pacificatoria spartizione tra le due eterne rivali delle sedi di Giunta e Consiglio regionale.
Alla formulazione del deliberato del comitato di gestione dell’Agenzia delle Dogane, più delle pressioni delle lobby cittadine, hanno comunque influito valutazioni di ordine razionale ed economico: possibilità di effettuare l’operazione a costo zero usando le strutture e il personale della vecchia Direzione circoscrizionale; il 90% degli introiti di dazi, accise, Iva e altri tributi è realizzato dagli Uffici delle Dogane di Reggio Calabria e Gioia Tauro; il 97% del valore dell’import/export regionale si svolge nella provincia reggina.

DIREZIONE DOGANE, IL GIORNO DOPO – (Di Enzo Vitale da Il Quotidiano)

Siamo nella Grecia degli inizi del V sec. a.C. e, per far cassa, il governo della polis impone una tassa a tutte le merci in entrata e uscita dal porto del Pireo. Questo dazio, inizialmente pari al 2% del valore delle merci in transito, visto il successo dell’operazione dopo qualche anno viene portato al 10%. La pratica di subordinare al pagamento di un dazio il consenso al passaggio attraverso un varco, viene adottata da Roma ed estesa a tutto l'impero: senza alcun intento protezionistico, affidando l'esazione a privati, si vogliono solo procurare entrate fiscali. Da allora in poi, soprattutto in periodo medioevale, la pratica di imporre tributi doganali per rimpinguare le finanze pubbliche si estende in maniera capillare, tanto che nell'Italia della metà del secolo XVIII, nonostante circoli già da tempo il pensiero liberoscambista, nel Granducato di Toscana si possono censire 166 “dogane interne” e nel Regno di Napoli 254 "posti di pedaggio".

In tutta la storia delle dogane, per quante ricerche si possano fare, non si troverà mai un solo caso in cui un ufficio di dogana si insedi in un posto in cui non vi sia transito di merci. L’Agenzia delle Dogane italiana, nel non assegnare la direzione delle dogane calabresi a una città interna e lontana dai flussi di traffico com’è Catanzaro, ha perso la sua grande, unica e irripetibile, occasione di entrare nella storia. Comunque ormai è fatta e, almeno per questa volta, la decisione presa è coerente e razionale oltre che obbediente a stringenti logiche economiche.

Eppure c’è mancato veramente poco che la Calabria tutta entrasse nella storia delle dogane con il posizionamento di una direzione regionale su di un ventoso colle lontano dalle grandi vie di comunicazione e dal mare: tragitti decisionali oscuri ancorché tortuosi, frutto di accordi trasversali e di campanilistiche lobby per lo più tollerate dalla nostra irretita classe politica, portavano fino a pochi mesi fa verso una soluzione in aperto contrasto con elementari regole geo-economiche. Poi l’imprevisto: mentre nel Capoluogo già si spartivano le nostre spoglie, il caso viene sollevato sulla cronaca locale di queste colonne, monta la protesta e si levano gli scudi della società civile reggina. A questa dà voce la Fondazione Mediterranea con il convegno del 7 dicembre 2006 e la conferenza stampa del 15 marzo 2007, aspetti visibili di un percorso ben più articolato e complesso, fatto di telefonate e fax, di e-mail e incontri, di richieste e minacce. Si hanno così l’approvazione unanime di un ordine del giorno in Consiglio comunale, i pronunciamenti del Presidente della Provincia e del Consiglio regionale.

Tutto alla fine si risolve per il meglio: Reggio, da cui proviene il 90% delle entrare fiscali e in cui si svolte il 97% dell’import/export, già sede fino al 17 novembre del 2005 della direzione circoscrizionale calabrese, città con disponibilità immediata a costo zero per l’Agenzia di strutture e mezzi e personale già formato, ottiene il legittimo riconoscimento.
Solo ex post si viene a sapere di un’intensa attività sotterranea, nascosta tanto bene da essere stata inapparente, effettuata dai nostri parlamentari nazionali per far valere i diritti della città.

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