La città metropolitana dello Stretto e il suo ponte

Giovedì 29 gennaio 2004 – Circolo di Società


Giuseppe Scopelliti (sindaco di Reggio Calabria)
Andrea Monorchio (segretario generale dello Stato)

 

 

PRESENTAZIONE (di Enzo Vitale da Il Quotidiano)

 

 

LE RAGIONI DEL NO


“Solo i matematici possono parlare con Dio; solo i fisici possono dialogare con i matematici; tutti gli altri possono solo chiacchierare fra di loro”. Va da sé che questa è un’affermazione fatta da un matematico, per la cronaca Vito Volterra (1860-1940). Se dunque non si è né matematici né fisici, secondo il Volterra, ci si dovrebbe limitare al semplice chiacchiericcio: aiutati dalla vacanziera atmosfera agostana, lo faremo riferendo alcune considerazioni sul Ponte (ancora una volta consegnato alla storia con la solennità della maiuscola) intercorse tra lo scrivente e il sindaco di Villa San Giovanni Rocco Cassone in occasione di un incontro avvenuto qualche giorno prima della manifestazione di chiusura del “terzo campeggio internazionale contro il ponte”.
Ribadita la sua personale contrarietà alla realizzazione dell’attraversamento stabile sullo Stretto, frutto di una serie di motivazioni sia ecologico-ambientaliste che architettonico-urbanistiche, Cassone ha fornito alcuni dati economico-gestionali che suffragano da una diversa angolatura la sua posizione.

(1) L’unica grande opera di attraversamento stabile che possa essere paragonata al ponte sullo Stretto è il Tunnel sotto la Manica (anche questo consegnato alla memoria con una sfarzosa maiuscola), che collega la Gran Bretagna alla Francia e al Continente: quest’opera, a meno che non intervengano fatti nuovi, è a rischio di chiusura per il 2010 in quanto la sua gestione si è dimostrata antieconomica.

(2) Negli ultimi anni si è riscontrata una diminuzione di un buon 30% del flusso di traffico tra le sponde dello Stretto, cui non ha fatto pendant un’analoga diminuzione complessiva del traffico da e per la Sicilia: una parte dei mezzi gommati, infatti, si imbarca direttamente in porti a nord di Villa, come Salerno, saltando l’A3 con un discreto risparmio di tempo e denaro.

Tutto questo ci dice che le “autostrade del mare”, progetti prioritari dell’Unione Europea, funzionano bene e che queste grandi strutture, destinate a divenire antieconomiche per i notevoli costi di gestione ed esercizio, non sono affatto necessarie a migliorare i collegamenti da e per le isole.
Il primo cittadino villese, inoltre, ritenendo che il pensiero totalizzante del ponte abbia influito negativamente sull’ideazione di altre ipotesi di sviluppo e integrazione della nostra area calabro-sicula, ha confermato la sua massima fiducia nel progetto avanzato dal rettore della Mediterranea Alessandro Bianchi: la costituzione di un Laboratorio per l’Area dello Stretto, dove far confluire tutto il patrimonio di conoscenze tecnico-scientifiche fin ora accumulato, per realizzare un master-plan che ripensi il territorio sia sotto l’aspetto urbanistico che sotto quello economico e turistico e culturale. Infine mi ha comunicato l’idea di voler avanzare una provocatoria proposta: trasformare la “Società Stretto di Messina”, che ha curato il progetto del ponte, in “Società per l’Area dello Stretto”, che curi lo sviluppo e l’integrazione della due sponde.

 

 

LE RAGIONI DEL SI


Copenhagen, capitale della Danimarca, e Malmoe, terza città della Svezia, dirimpettaie sul mar Baltico, dal 2000 sono collegate dall’Oeresundbro, il ponte più lungo mai costruito dall’uomo. I primi anni di gestione sono stati faticosi e, se si eccettua il traffico commerciale di lunga percorrenza e quello turistico, il ponte sembrava destinato a essere sottoutilizzato, dato che gli abitanti delle due città per spostarsi da una sponda all’altra continuavano a preferire i mezzi marittimi tradizionali più a buon mercato.

Una saggia politica dei prezzi ha nel 2002 invertito la tendenza e il traffico tra le due città è discretamente aumentato in termini assoluti rispetto all’epoca pre-ponte producendo un sensibile incremento dell’interscambio di merci e servizi. Inoltre, a pochi chilometri da Copenhagen, nei pressi dell’aeroporto internazionale, sta sorgendo Oerestad, piccola città satellite destinata a ospitare sedi di industrie biotecnologiche e farmaceutiche, una nuova università, aree residenziali e un parco tematico. Contestualmente dalla parte svedese è progettata Brostaden, analoga di Oerestad. In tal maniera, per effetto del ponte, la regione dell’Oeresund, a cavallo tra due nazioni, sta diventando un’unica grande area metropolitana, ricca di nuovi insediamenti produttivi e attrattrice di capitali internazionali oltre che di flussi turistici.
Nel mai sopito dibattito sul ponte dello Stretto (dibattito sotto certi versi ormai solo accademico in quanto le grandi decisioni sono state già prese e ci stanno passando sulla testa senza che le amministrazioni locali abbiano avuto reali e concrete possibilità di intervento), dopo aver riportato le considerazioni del sindaco di Villa San Giovanni Rocco Cassone (cfr Il Quotidiano dell’11 agosto) che, basate più su dati economici che su considerazioni ambientaliste, facevano perno sulla ineconomicità delle grandi opere tese ad annullare gli iati marittimi, ci è sembrato giusto riportare un esempio di segno opposto.

L’Oeresundbro infatti, pur prescindendo da valutazioni economiche legate all’indice di sfruttamento della struttura, si è dimostrato un potente volano in termini di indirizzo di flussi turistici, di insediamento di strutture produttive industriali, di sviluppo di imprese commerciali, di allocazione di istituti formativi, di apertura di centri culturali, di miglioramento infrastrutturale complessivo di tutta la regione dell’Oeresund, divenuta un’unica grande area metropolitana più ricca e vivibile rispetto all’immediato passato.
Tutto ciò avverrà anche sulle due sponde dello Stretto di Messina?
Post scriptum. Visto che la struttura è destinata a unire i due mitici opposti di Scilla e Cariddi, e che la sua produttività sarà legata anche allo sfruttamento turistico, perché non chiamarla “Ponte di Odisseo”?

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